La comunicazione inclusiva è molto più di una buona pratica: è una scelta consapevole, politica e creativa. Significa costruire spazi narrativi in cui ogni voce abbia il suo posto, in cui diversità non sia solo una parola ma una risorsa, equità un criterio di partenza e inclusività un risultato tangibile.
In DiveIn, questo è il nostro obiettivo quotidiano: trasformare il mondo della comunicazione con competenze, passione e un approccio radicalmente aperto. La nostra rete, composta da professioniste del settore a maggioranza con background migratorio e storie uniche, vuole ribaltare paradigmi, abbattere barriere e mostrare che un altro modo di comunicare è possibile.
Ma cosa vuol dire, davvero, comunicare in modo inclusivo? In questa newsletter, esploriamo il concetto attraverso riflessioni, esempi concreti e strumenti utili per chi, come noi, crede che la comunicazione possa – e debba – parlare a tutte e tutti.
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Buona lettura,
Il team di DiveIn
🌍 Cos’è la decolonialità e perché conta nel marketing?
Nel marketing contemporaneo, il concetto di decolonialità rappresenta molto più di una tendenza: è una presa di coscienza.
La decolonialità è un approccio critico nato nei contesti latinoamericani che invita a mettere in discussione le gerarchie di sapere, potere ed essere imposte dal colonialismo e perpetuate nel tempo. È un invito a smontare la centralità del pensiero occidentale e aprire lo spazio a narrazioni altre, molteplici, plurivocali.
Secondo Walter D. Mignolo e Catherine E. Walsh, autori di “Decolonialità. Concetti, analisi, prassi”, il progetto decoloniale passa attraverso la ridefinizione dei paradigmi culturali dominanti e una valorizzazione delle epistemologie indigene e locali.
Ma cosa significa decolonizzare la comunicazione? In termini semplici, si tratta di smontare visioni del mondo imposte da narrazioni eurocentriche e patriarcali che, consapevolmente o meno, influenzano ancora oggi le strategie pubblicitarie e i messaggi aziendali.
Nel marketing, questo approccio implica un cambiamento radicale: non si tratta solo di includere, ma di decostruire attivamente stereotipi, logiche di esotizzazione e appropriazione culturale.
Fare marketing decoloniale significa creare contenuti che rispettino la diversità culturale, che non sfruttino l’esotismo a fini commerciali e che diano voce a chi per troppo tempo è stato rappresentato attraverso stereotipi.
Questa trasformazione non è solo etica, ma anche strategica: le persone oggi sono più attente, più critiche e vogliono riconoscersi nei valori che un brand comunica. Ecco perché imparare ad adottare una prospettiva decoloniale nella comunicazione può essere un vantaggio competitivo reale.
Esempi di campagne decoloniali – Cosa imparare da chi ha già intrapreso questo percorso
Uno degli esempi più emblematici di marketing decoloniale è Fenty Beauty, il brand fondato da Rihanna nel 2017, che ha ridefinito gli standard dell’industria cosmetica introducendo sin dal lancio 40 (poi oltre 50) tonalità di fondotinta. Non si è trattato semplicemente di un’operazione di marketing inclusivo, ma di una strategia consapevolmente decoloniale, che riconosce e valorizza la diversità estetica globale rompendo con l’eurocentrismo dominante. Questo approccio ha avuto risonanza mondiale, posizionando il brand come pioniere nella rappresentazione autentica e rispettosa delle differenze.
In Italia, Altromercato ha promosso una narrazione alternativa con la campagna “Parla come mangi”, raccontando le storie di chi produce nei paesi d’origine del commercio equo e solidale. La voce dei produttori viene messa al centro, evitando approcci paternalistici e ponendo l’accento sulla dignità e la collaborazione. Anche nel panorama editoriale, progetti come Black Coffee, casa editrice indipendente specializzata in letteratura afroamericana, adottano una prospettiva decoloniale nella loro comunicazione. Dai libri alle newsletter, fino alla presenza social, il loro lavoro riflette un impegno coerente verso una visione antirazzista e plurale.
🛠️ Best Practices – come evitare stereotipi e colonialismi nella narrazione aziendale
Costruire una comunicazione decoloniale richiede molto più che inserire “diversità” nelle immagini. Serve un cambiamento strutturale nel modo di progettare e raccontare. Ecco alcune pratiche fondamentali:
Coinvolgi le comunità rappresentate, non solo come target passivi, ma come co-creatrici dei contenuti.
Contesta l'estetica esotizzante: simboli e codici culturali non sono decorazioni. Evita di usarli senza contesto o significato.
Diversifica chi prende le decisioni: comunicazione decoloniale vuol dire avere board e team creativi con background differenti. Questo è fondamentale per una comunicazione che smonta i presupposti coloniali e di privilegio narrativo.
Riconosci gli errori: essere trasparenti, disposti a imparare e ad ammettere i propri sbagli è parte integrante del percorso verso una comunicazione etica e rispettosa.
Formati e forma il tuo team: il cambiamento inizia dall’interno. Formazioni su bias culturali, storia del colonialismo e comunicazione inclusiva dovrebbero diventare parte del processo di onboarding e aggiornamento continuo.
Evita lo storytelling salvifico: spesso il marketing racconta le comunità marginalizzate come soggetti bisognosi di soccorso. È importante invece mettere al centro le loro voci e capacità, valorizzando la loro autonomia e il loro ruolo attivo, passando da un racconto di “chi salva” a uno di “chi costruisce e agisce”.
Come scrive Rachele Borghi in “Decolonialità e privilegio”, non è sufficiente includere corpi diversi se le strutture narrative restano le stesse. Decolonizzare significa smantellare i presupposti stessi del privilegio narrativo.
⚙️ Strumenti e risorse per la settimana
📰 Articolo: Una postura decoloniale
📰 Articolo: Pensare decolonialmente
📄 Tesi: Il pensiero decoloniale: dalle radici del dibattito ad una proposta di metodo
📲 Video: Accordi post coloniali
📚 Libri
📘“Decolonizzare lo sguardo”di Grace Fainelli
Il saggio di Grace Fainelli ci invita a mettere in discussione gli stereotipi e le narrazioni dominanti, per costruire uno sguardo più inclusivo e consapevole. Perfetto per chi lavora in comunicazione, educazione o attivismo, offre strumenti concreti per superare la visione eurocentrica. La prospettiva autentica di Fainelli arricchisce il dibattito sulla rappresentazione delle identità.
📘 "The Wretched of the Earth" (I dannati della terra) di Frantz Fanon
Un classico del pensiero anticoloniale, in cui Fanon analizza gli effetti della colonizzazione sulla psiche e sulla società. Essenziale per chi vuole comprendere le radici della decolonialità, offre una critica radicale al potere coloniale e una visione rivoluzionaria di liberazione. Il testo è un riferimento chiave per attivisti, studiosi e professionisti impegnati nella giustizia sociale.
📘“Cambia mentalità in chiave Diversity, Equity and Inclusion nella tua attività” di Sambu Buffa
Un manuale pratico e profondo, pensato per chi vuole trasformare davvero il proprio approccio alla diversità, dentro e fuori il lavoro. Buffa, ispirata dal celebre detto di Spike Lee – «Io non sono Martin Luther King, non mi serve un sogno, io ho un piano» – ha deciso di creare il suo piano, e lo condivide qui con chi è pronto a cambiare mentalità. Il testo unisce riflessione personale, esercizi pratici e test, guidando il lettore in un percorso di consapevolezza su stereotipi, privilegi e responsabilità. È uno strumento essenziale per chi vuole passare da una comunicazione inclusiva "per moda" a una visione consapevole e intenzionale del proprio ruolo professionale e umano.
📍Disponibile su Flaco Edizioni
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